Argomento di diffusa discussione in questo periodo è la pansessualità. Per aiutarci a comprendere questo concetto possiamo citare la popstar Miley Cyrus, che recentemente in un’intervista ha rilasciato: “Sono molta aperta: sono pansessuale. Ma non sono impegnata. Ho 22 anni. Esco, ma cambio stile ogni due settimane. Figuriamoci le persone con cui sto.”
Da Wikipedia:
[quote]La pansessualità (dal prefisso greco pan-, “tutto”) è un orientamento sessuale caratterizzato da una potenziale attrazione (estetica, sessuale o romantica) per delle persone indipendentemente dal loro sesso o identità di genere. Questo include una potenziale attrazione per persone che non rientrano nella concezione binaria di maschio/femmina, come ad esempio gli individui che si identificano con entrambi o nessuno dei due sessi. La pansessualità è a volte definita come la capacità di amare una persona indipendentemente dal suo genere. Alcune persone pansessuali sostengono anche che sesso e genere siano insignificanti per loro.[/quote]
In Italia, il filosofo, attivista e teorico degli studi di genere, Mario Mieli sviluppò la teoria della pansessualità negli anni 70. Il pensiero di Mieli considera ogni persona potenzialmente transessuale se non fosse condizionata nel corso della sua vita dalla famiglia e dalla società, iniziando dalla tenera età. Secondo Mieli l’educazione è una costrizione che ha indotto le persone a credere che l’eterosessualità fosse normalità.
La “Teoria della Pansessualità” è stata presentata da Joan Peter Boom, scrittore, attore, attivista e teorico della pansessualità, al VI Congresso della Federazione Europea di Sessuologia a Limassol (Cipro) nel giugno 2002 e successivamente ha portato “La Filosofia della Pansessualità” al IX Congresso dell’European Federation of Sexology tenutosi nel 2008 a Roma.
Secondo Boom l’essere umano è un “pansessuale”, un essere sessuale completo. Tutti possediamo varie possibilità sessuali, dalla sessuologia troppo strettamente classificate come etero-, omo-, bi-sessualità, autoerotismo, feticismo, sado-masochismo, e molte altre forme d’uso sessuale. Forme che possono esplodere da un momento all’altro in ogni essere umano. Il bambino nasce polimorfo-perverso, cioè gioca con la madre, tocca se stesso e tutto quello che gli capita, si masturba, poi diventa feticista godendo delle proprie feci, più avanti giocherà a medico e infermiera per fare curiose esplorazioni, tutte manifestazioni perfettamente naturali. Nel periodo della pubertà e della crescita sessuale si manifesta un’ambiguità accentuata, anch’essa assolutamente naturale ed innegabile. Più tardi ancora la sessualità diventa di solito più definita, ma la gamma di tutte queste opzioni rimane. Queste opzioni, a secondo del tipo di società o tribù nel quale si vive, vengono parzialmente represse o tabuizzate.
A esempio di tale atteggiamento, Boom racconta che in Kenya vive tuttora una tribù nomade di gente orgogliosa e molto longeva nella quale vige l’usanza dell’accoppiamento con giuramento di sangue, tra maschi dodicenni. Le coppie stanno per tutta la vita fedelmente insieme, tornando due o tre volte all’anno in seno alla loro tribù sugli altipiani per intrattenersi con le donne ed assicurare così la procreazione. Esistono tanti altri esempi, come la tribù dei Siwan in Africa e i Keraki in Nuova Guinea, dove quasi tutti i maschi hanno rapporti omosessuali ed eterosessuali.
Boom sostiene che è importante non reprimere nulla della nostra pansessualità e viverla positivamente e con buon senso. La repressione o rimozione dà luogo a frustrazioni che possono a loro volta creare comportamenti asociali e violenti.
In conclusione, Boom sostiene che oggi tutti gli orientamenti di legami affettivi sono auto-indotti, psicologicamente costruiti e non invece predeterminati biologicamente. La società ha provato a condizionare tutte le forme di sessualità ad eccezione dell’eterosessualità, definita “normale”, forse sentita come una necessità, quella di procreare di più al fine di accrescere le popolazioni quando la fame, le epidemie e le guerre decimavano interi popoli e quando la medicina non aveva raggiunto gli alti livelli attuali.
Il dibattito filosofico ed antropologico sulla questione è molto aperto e può far riflettere ancora una volta sull’importanza di non catalogare ed omologare le persone dentro due sole caselle: GIUSTO O SBAGLIATO, NORMALE O NO.
Antonella Besa
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