In un mondo etero, essere omosessuali non è facile, nonostante si vada verso una progressiva normalizzazione dell’essere “omo”. Il fare sesso tra le persone dello stesso genere è presente in tutta la storia dell’umanità, sin dall’antica Grecia, e anche in oltre 1500 specie animali si riscontrano comportamenti omosessuali (Lisa Signorile, National Geographic): continuare a definire l’omosessualità come una condizione contronatura significa voler stigmatizzare ciò che è diverso al di là dell’evidenza (un po’ come quando si riteneva che i neri fossero inferiori ai bianchi). Seguendo gli sviluppi della società occidentale, dal momento che la sessualità si è slegata dalla riproduzione, viene meno anche l’obbligo di avere un partner sessuale dell’altro sesso per avere dei figli. Questo cambiamento radicale fa sì che il motivo per cui si sta insieme e si fa sesso non sia più (o non sia solo) fare famiglia, ma sia lo “stare bene con”, e quindi ci sia una scelta meno stereotipata del partner, che sia sessuale per una notte o che sia quello di una vita. L’omosessualità quindi è una variante del comportamento umano che si connota con il desiderio di amare, desiderare, costruire e autoidentificarsi con persone dello stesso sesso e non esclusivamente con atti sessuali. È quindi una condizione esistenziale con contenuti di affettività, progettualità e di relazione.
Anche in ambito sessuale i pregiudizi e i falsi miti sull’omosessualità sono duri a morire. Spulciando i pochissimi studi fatti fino ad ora su omosessualità e vita sessuale si fanno però delle scoperte: le somiglianze tra le relazioni omosessuali e quelle eterosessuali sono più numerose delle differenze. Nonostante l’assenza di sostegno e le difficoltà di riconoscimento giuridico, le coppie dello stesso sesso riescono a costruire relazioni intime e durature e a sviluppare un reciproco affidamento.
Le pionieristiche ricerche di Master e Johnson nel 1980 osservarono alcune differenze nella sessualità gay e quella eterosessuale. Le coppie dello stesso sesso sono molto più libere di concentrarsi sugli aspetti soggettivi del rapporto, meno focalizzate al raggiungimento dell’orgasmo e a quello simultaneo. L’ipotesi era che l’empatia data dall’appartenere al medesimo sesso e la minor preoccupazione per la prestazione fossero le principali caratteristiche che spiegano le differenze riscontrate. Rispetto alle donne etero, le lesbiche risultavano più orgasmiche e meno propense alla simulazione orgasmica.
Dalle ricerche di Barbagli e Colombo, 2001, si sfata anche il falso mito che vede la penetrazione anale come la pratica privilegiata dai gay: la stimolazione orale e manuale sono invece quelle più praticate, soprattutto nei rapporti occasionali.
Scopriamo inoltre che alcuni credenze sull’omosessualità non sono dovuti all’essere omosessuale, ma all’appartenere al genere maschile/femminile: tendenzialmente gli uomini si si approcciano al sesso con una maggior centratura sul corpo, sul piacere, sulla performance; mentre le donne sono tendenzialmente più orientate all’espressione emotiva, all’intimità e alla relazione. Da ciò ne deriva che i gay sono più promiscui, le coppie maschili sono più aperte al sesso extraconiugale, più propensi a scindere fra sesso e coinvolgimento affettivo, e non pensano che la monogamia sessuale sia un valore, mentre le lesbiche improntano la relazione maggiormente su una sessualità affettiva, nella quale c’è molto spazio per le coccole.
Omosessualità e disfunzioni sessuali
Per quanto riguarda le disfunzioni sessuali, è la disfunzione erettile quella di cui ci si lamenta di più tra i gay, invece l’eiaculazione precoce ha un incidenza minore rispetto alla popolazione etereo. Alcuni problemi sessuali possono originare da conflitti intrapsichici rispetto all’orientamento sessuale, ad esempio della difficoltà ad assumere un’identità omosessualità positiva.
Alcune ricerche avevano rilevato come disfunzione sessuale nelle lesbiche la cosidetta “lesbian bed death” ossia un basso desiderio sessuale. Ad un analisi più attenta è però emerso che le ricerche utilizzassero una griglia di lettura maschile del sesso lesbico, mentre appunto le lesbiche, in quanto donne preferiscono un sesso legato più all’affettività che alla prestazione. Ricerche più attuali hanno evidenziato che le lesbiche hanno meno problemi rispetto alle etero, ossia meno difficoltà a raggiungere l’orgasmo, una più completa lubrificazione, un maggior agio nella penetrazione e un minor senso di colpa.
Raramente i sessuologi lavorano con gli omosessuali, da un lato perché gay e lesbiche hanno meno problemi sessuali, dall’altra perché dichiarare un problema sessuale ad un terapeuta presunto etero può far temere di non essere capiti e di essere squalificati.
[Fonte: “Psicoterapia e omosessualità”, 2009, Margherita Graglia, Carocci Editore, Roma.]
Per quanto riguarda le malattie sessualmente trasmissibili c’è un dibattito molto acceso a colpi di strumentalizzazioni delle ricerche scientifiche fra chi sostiene che gli omosessuali, in quanto categoria più a rischio, siano più attenti all’utilizzo di metodi di protezione e quindi siano più sani rispetto alla popolazione etero e chi invece sostiene che le pratiche omosessuali siano più rischiose e quindi comportino una maggiore contrazione di malattie sessualmente trasmissibili.
Il benessere sessuale nel contesto omosessuale è un ambito relativamente nuovo nella ricerca e dato il grosso movimento psicosociale che sta portando allo sdoganamento e alla normalizzazione dell’omosessualità sarà frutto di osservazione e studio nei prossimi anni.
dott.ssa Antonella Besa
Se desideri che la dott.ssa Antonella Besa risponda a delle tue domande o ti chiarisca dei dubbi, compila il seguente form (il tuo messaggio non verrà visualizzato online). Riceverai in breve tempo una risposta in privato.
[wpforms id=”8363″]
Leggi anche: