[quote]”Senti mamma, posso andare a trovare le mie amiche al mare oggi? C’è una corriera proprio alle 9″.
“Si certo, basta che chiami quando sei arrivata”.
“Ok! Grazie mamma!”.
Quando Francesca esce, la mamma sta lavorando al PC… “Ciao ma’, vado!”, la mamma risponde distrattamente: “Ciao tesoro fai la brava e telefona.”
Pfffiuuu… per fortuna che non si è accorta della valigia.[/quote]
Chi da adolescente non ha raccontato almeno una volta una bugia ai propri genitori con l’amico/a a reggere il gioco?
Perché gli adolescenti hanno dei segreti che non raccontano ai genitori o agli amici?
Durante l’adolescenza, il ragazzo cerca di staccarsi il più possibile dalla propria famiglia, di ricercare la propria autonomia, la propria libertà, i propri spazi, investendo sempre più in relazioni esterne. Trascorre molte ore con gli amici per svago o attività extrascolastiche, cerca di tornare tardi la sera, sta molto tempo sui social, spesso non avvisa dei suoi spostamenti, con chi è e cosa stia facendo. Questo atteggiamento non è ben accetto dai genitori, i quali, in risposta, aumentano il controllo sulla vita del figlio, mettendo dei coprifuoco, cercando di impedire le uscite con determinate persone o in determinate occasioni, limitando l’utilizzo del pc o del cellulare, dando delle punizioni, non dando la paghetta, e così via.
A cosa può portare tutto questo?
La reazione dell’adolescente ad una politica restrittiva può essere manifestata o attraverso la chiusura e l’introversione, costruendo un vero e proprio muro fra sé ed i genitori, oppure omettendo dei particolari. In quest’ultimo caso, il ragazzo non si priva delle attività che faceva prima, semplicemente le fa di nascosto. Ad esempio, alla domanda “Dove vai sta sera?” può rispondere indicando un posto che sa essere gradito ai familiari; oppure alla domanda “Con chi esci oggi?” è probabile che non riferisca di essere con alcuni compagni che sa non essere ben visti.
Quindi, il segreto serve per salvaguardare la propria autonomia e la possibilità di continuare a fare delle attività che, diversamente, non potrebbe svolgere. In ogni caso, non sono da vedere come degli aspetti del tutto negativi, in quanto sono fondamentali affinché l’adolescente possa emanciparsi dalla famiglia, acquisendo una sua identità. Da tenere presente che la politica restrittiva ed autoritaria difficilmente funziona: se si vuole onestà e maggior apertura da parte dei figli, giova di più mettersi in un’ottica di ascolto e di non giudizio, tenendo a mente che, comunque, qualche omissione verrà fatta lo stesso e che è normale.
I segreti ed il gruppo dei pari
Il gruppo dei pari ha un ruolo cruciale in questa fase della vita. È il luogo delle amicizie intense e dei primi amori, dello scambio e del confronto, dove il ragazzo impara ad ascoltare e a rispettare l’opinione altrui, a mediare tra i suoi pensieri e quelli degli altri, in un’ottica di reciprocità. All’interno del gruppo spesso si formano dei piccoli sottogruppi, di due o tre persone, molto coesi, “simbiotici” ed affiatati, dotati di un’entità propria. È il caso, ad esempio, delle “migliori amiche” o “dei migliori amici”, che hanno un loro codice, con i quale si scambiano informazioni relative ai ragazzi o ragazze, ad altri componenti del gruppo, ad esperienze esclusive, etc. A cosa servono i segreti in questo caso? I segreti servono per dare un senso di esclusività al rapporto instaurato con l’amico selezionato, aumentando la distanza e la diversificazione dal gruppo più ampio.
Questo aspetto può essere compreso meglio facendo appello al costrutto dell’identità sociale proposto da Henri Tajfel, psicologo britannico, sviluppatore assieme a John C. Turner nei primi anni ’70 della Teoria dell’Identità Sociale (Social Identity Theory). Egli rilevò che l’autostima della persona è fortemente correlata all’appartenere ad un gruppo formato da persone che si ammirano. Per questo motivo, ella attua un processo di categorizzazione mediante il quale classifica se stessa come simile alle persone appartenenti ad un gruppo che ammira, mentre tende a massimizzare le differenze tra il suo gruppo ed un altro. Nel confronto, il proprio gruppo viene valutato più positivamente rispetto all’altro, favorendo l’innalzamento dell’autostima, dell’immagine di sé e la formazione di un’identità sociale positiva.
Tornando all’adolescenza, la scelta di condividere dei segreti è volta a rafforzare il rapporto con una persona “speciale” (in termini di popolarità o ricchezza, piuttosto che opportunità di condivisione); in questo modo, s’innalzerà anche l’autostima del ragazzo poiché si sentirà parte di un sottogruppo che ammira e rispetta.
Per approfondire:
– Hall, G.S. (1904). Adolescence (Vols. 1 e 2). Englewood Cliffs, NJ: Prentice Hall. Hall, J. (2005). Postnatal emotional weelbeing. Practing Midwife, 8, 35-40.
– Santrock, J.W. (2013). Psicologia dello sviluppo. McGraw Hill, pag 369, 387, 409
– Zamperini A., Testoni I. (2002). Psicologia sociale. Einaudi editore. pag 207
Giulia Parise
Per approfondimenti o domande specifiche è possibile inviare una mail alla dott.ssa Parise scrivendo a: domande@noi2magazine.com
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