Il concetto di dipendenza in ambito sistemico-familiare viene considerata una problematica non del singolo individuo ma come una dinamica comportamentale a livello familiare. Il sintomo quindi non è dell’individuo, ma si estende a tutto il sistema familiare. La famiglia può essere definita come un sistema relazionale, formato da un insieme di unità che si influenzano reciprocamente determinando un comportamento individuale “causa ed effetto”: l’azione di ciascuno produce un effetto sugli altri membri che, a loro volta, mettono in atto un’azione che impatta sul comportamento di colui che l’ha prodotta. In quest’ottica, la “sofferenza” o il sintomo del singolo è un elemento correlato al comportamento dei membri della famiglia, secondo dei modelli d’interazione che contribuiscono a generare e mantenere il sintomo.
Haley inscrive il significato della dipendenza comportamentale all’interno del contesto interpersonale in cui la persona vive. Il sintomo manifestato ha un significato funzionale, in quanto è adattivo alla comunicazione di quel determinato sistema familiare; si inserisce, cioè, in un contesto di autoregolazione del sistema mantenendone l’equilibrio. In particolare, il comportamento permetterebbe ai genitori di prendersi cura del figlio per molti anni dopo il periodo adolescenziale (che rappresenta la fase di svincolo dalla famiglia); esso, quindi, evidenzia una duplice difficoltà: per il membro che manifesta il comportamento esso rappresenta la crisi e la difficoltà di emancipazione dalla famiglia; per la famiglia, l’incapacità di attivare un processo di riorganizzazione strutturale e relazionale interna. Quest’ultima, quindi, è caratterizzata da un’organizzazione mal funzionante che influenza i comportamenti ed i pensieri di ciascun membro.
Delle ricerche interessanti in questo settore sono offerte da Stanton e Todd, relativamente alla dipendenza da sostanze. Essi si sono occupati di analizzare il funzionamento dei ragazzi e delle loro famiglie riprendendo il concetto di “sintomo funzionale” proposto da Haley. Dalle loro ricerche emerge la tipologia di famiglia tossicodipendente e la fase del ciclo di vita critica per il sistema. Per quello che concerne il primo punto, gli autori introducono il concetto di dimensione triadica: il paziente che manifesta il sintomo sarebbe in forte conflitto con il genitore dello stesso sesso, mentre avrebbe un rapporto designato e coinvolgente con il genitore del sesso opposto. Anche la coppia genitoriale si troverebbe a vivere una forte frattura interna tra i due membri che investe il sistema familiare. Per quello che riguarda il secondo punto, gli autori individuano che la famiglia si trova, o si sia trovata, in grande difficoltà ad accettare la separazione e lo svincolo del figlio dal sistema stesso (la fase del ciclo di vita della famiglia corrisponde a quella del figlio adolescente, a conferma di ciò che era stato ipotizzato da Haley).
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In questo senso, il ragazzo che manifesta i comportamenti tossicomani, si trova a vivere una pseudoindividuazione: da una parte l’abuso di sostanze gli permette di emanciparsi dal sistema familiare, dandogli l’illusione di autonomia grazie all’inserimento in un nuovo gruppo con un altro ruolo; dall’altra si vincola ancora di più alla famiglia, in quanto le problematiche derivanti dall’abuso e dall’uso di sostanze coinvolgono diverse figure (sanitarie, giuridiche, assistenziali) che richiedono il coinvolgimento della famiglia stessa, dal punto di vista economico ed affettivo.
Giulia Parise
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