Il ruolo di primogeniti è sempre, o quasi sempre, scomodo. Nei figli nati per primi ci sono sempre frasi ricorrenti e tipiche:
– “Quando litighiamo tra fratelli, la colpa è sempre mia”
– “Ho aperto la strada ai miei fratelli”
– “I miei genitori mi dicevano di essere il più maturo e di badare ai miei fratelli”
Ma finalmente i primogeniti di tutto il mondo possono tirare un sospiro di sollievo e sorridere. In base ad una ricerca dell’Università di Edimburgo, il primo figlio ha un QI più alto degli altri fratelli/sorelle. Una volta cresciuti raggiungendo la propria autonomia personale, hanno vite professionali di maggior successo e di guadagno economico.
In base a questa ricerca, alcuni economisti scozzesi, hanno stabilito che i primogeniti sono più intelligenti ed il motivo è legato al comportamento dei genitori che mettono tutto l’impegno possibile inculcando informazioni ed esperienze che in qualche modo vengono successivamente limitate o addirittura negate ai figli che arriveranno dopo.
Questo studio ha preso in esame 5mila ragazzi che sono stati osservati dalla gestazione fino al raggiungimento dei 14 anni. Questa analisi, sviluppata in collaborazione Analysis Group e l’Università di Sydney, si è poi focalizzata sulle condizioni economico/sociali. I ragazzi sono stati sottoposti a test e domande ogni due anni: test attitudinali progressivi, test matematici e analisi di parole del vocabolario. Sono stati poi fatti degli studi specifici su eventuali utilizzi di alcol, fumo e comportamenti familiari dei genitori prima e dopo la nascita del ragazzo/a. Dopo quest’indagine gli studiosi hanno notato che, nei figli successivi al primogenito, i genitori avevano atteggiamenti e comportamenti molto diversi. Si è infatti scoperto che i figli successivi ai primi venivano trattati “peggio” dalle madri che si lasciavano andare a qualche bevuta di troppo e al fumo di qualche sigaretta, lasciando a casa il buon senso sul come doversi comportare durante la gravidanza.
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Questo tipo di comportamento e modalità “meno accorta”, veniva applicata in tutti gli ambiti e settori: dall’insegnamento agli stimoli più basici, come il gioco o ad esempio, l’interesse nel suonare uno strumento musicale. Tutte inclinazioni che via via venivano messe da parte una volta finito l’effetto “novità” del primo figlio.
Questi risultati mostrano come cambiamenti comportamentali dei genitori nei confronti dei figli, comportino conseguenza più o meno marcate in ogni ambito della vita, compresa quella lavorativa.
Martina Dell’Osbel
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