Essere genitore è complicato, soprattutto quando si tratta di educare i figli. Ci sono bambini più obbedienti e altri che oppongo resistenza fin dall’inizio di giornata: non vogliono vestirsi, lavarsi, mangiare, si rifiutano di andare a scuola o di mettere in ordine i giocattoli. Sono situazioni che nel quotidiano familiare si ripetono continuamente, allora in che modo è possibile sconfiggere efficacemente il capriccio in agguato?
La soluzione è suggerita da Elisabetta Maùti che ha scritto il libro intitolato Le Fiabe per… insegnare le regole. Un aiuto per grandi e piccini, pubblicato da Franco Angeli a fine 2016. La modalità più utile, facile e piacevole per far apprendere al bambino le regole avviene tramite il racconto delle fiabe, sfuggendo all’istintiva imposizione genitoriale spesso mossa da mancanza di tempo e pazienza: “Le fiabe – spiega la Maùti – servono a raccontare il mondo dei grandi ai bambini: lo spiegano e lo fanno comprendere. Sia aiutandoli a capire le ragioni delle cose, sia a dare un nome alle emozioni che li assalgono. Naturalmente esistono regole su cui non si discute (non si attraversa la strada da soli), e regole che pian piano costruiscono le abitudini del bambino: lavarsi, vestirsi, andare all’asilo, andare a letto, non mettersi le dita nel naso e così via. In ogni caso li si può aiutare raccontando una storia ogni volta che il piccolo si impunta, così l’abitudine pian piano si consolida”.
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L’instaurarsi di un dialogo efficace con il bambino permette, attraverso i racconti, l’interiorizzazione dell’insegnamento che i genitori mirano a trasmettergli. Dall’orso Malù al pesciolino Nino, dal gabbiano Ottavio con il piccolo saltamartino Marcello fino alla fragolina selvatica, tutti personaggi che vi aiuteranno a far fronte alle piccole o grandi sfide della giornata. Ma le fiabe scritte dalla Maùti vogliono anche trasmettere valori importantissimi, come l’amicizia e l’accettazione della diversità, toccando temi anche parecchio complessi come l’autismo di un fratellino (affrontato tramite la storia dal titolo Tommaso e il bambino blu).
“I bambini, dai 3 ai 6-8 anni, a cui sono indirizzate queste favole, sono curiosi, vogliono sapere, ma spesso non fanno domande perché preferiscono esplorare. Il ruolo del genitore è quello di guidarlo nell’esplorazione, far diventare abitudine la comunicazione, non il silenzio. Non bisogna aver paura della parola: i bambini dicono spesso cose apparentemente senza senso ma che invece nascondono un mondo in cui l’adulto deve sforzarsi di entrare. Le favole sono un terreno aperto di esplorazione di emozioni e ragione: il bambino all’inizio vive tutto sul piano emotivo, man mano che cresce diventa più razionale. In questa esplorazione il genitore deve stargli accanto, filtrando le emozioni negative, guidandolo nel superare le paure e nel convivere con le ferite emozionali”.
Sara Forniz
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