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Le radici e le ali

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Per la Festa della Mamma, ecco un articolo scritto dalla dott.ssa Chiara Colombo, psicologa e psicoterapeuta familiare.

Quando esco di casa la mattina invoco Mary Poppins che venga a rassettare, preparare il pranzo, pulire e mettere un  po’ d’ordine!

E sì che, nonostante tutto, vado a “riposarmi” in studio: sono seduta, in silenzio, faccio quello che mi piace e soprattutto svolgo una cosa per volta!

Total mum… Anche no!

Poi questo spazio “mio” finisce e rientrano all’ovile progressivamente i miei 3 moschettieri: Matteo di quasi 9 anni, Pietro di un’anno e mezzo e Nicolò di 4 anni e con loro i compiti, i giochi, lo sport, il catechismo, gli scout, gli amici,… i bagni da fare, la biancheria da lavare e la cena da preparare.

Nonostante la fatica di gestire le varie attività di ciascuno di loro, penso che la responsabilità più grande come mamma e come psicologa sia nel cercare di ascoltare e rispondere ai bisogni di ciascuno dei miei figli.

Ogni bambino è una persona unica e irripetibile e, in quanto tale, può rivelare aspetti più profondi di sé solo se lo approcciamo con rispetto e riguardo.

Rabelais afferma che “il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere”.

Educare dal latino “ex-ducere” significa far uscire, tirar fuori, far emergere ciò che è nascosto.

Per questo come mamma cerco di giocare più che posso coi miei figli, ascoltare i loro racconti, godere delle loro risate e delle loro coccole, stupirmi per i loro disegni e lavoretti.

Un proverbio canadese afferma che “due cose possono regale i genitori ai figli: le radici e le ali”.

Le radici sono una base sicura, affondano là dove si origina ogni famiglia, i suoi valori, i riti, le tradizioni e i mandati trasmessi tra le generazioni. Nelle radici ci sono i nonni, risorsa preziosissima, c’è il passato che conta e non andrebbe dimenticato.

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Le ali invece servono per spiccare il volo. Via lontano da ciò che si è stati e diventare ciò che si vuole essere. Ali grandi o piccole non importa. Ciò che conta è che dicano “benvenuto futuro!”.

Ammetto che come mamma mi è più facile trasmettere le radici rispetto alle ali perché il passato è una certezza, il futuro non si sa e un po’ spaventa come solo la libertà può spaventare.

Lasciare che i figli sbaglino nel tentativo goffo e disarmonico di un primo volo, un secondo, poi un terzo… non è facile, vorrei esserci sempre, ma so che questo li farebbe sentire inadeguati. Solo fidandomi dei miei figli e seguendoli passo-passo con dolcezza e autorevolezza, ma senza interferire eccessivamente sulle loro scelte posso alimentare la loro autostima, il loro senso di valore.

In questo ha un ruolo molto importante il papà, contenitore emotivo delle mie ansie di mamma chioccia e deputato a tagliare il cordone ombelicale, come a trasmettere al bambino il messaggio fondamentale che da solo ce la può fare.

 

 

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