“Non sei tu, sono io”, “Ho bisogno di stare da solo/a“, “Non sono la persona giusta per te e tu non lo sei per me”, “Meriti di più”…
Alzi la mano chi non ha mai avuto a che fare con frasi simili, almeno una volta nella vita. Sono parole che il più delle volte decretano la fine di una relazione sentimentale, trascinando chi le riceve in un vortice emotivo.
La fine di un rapporto sentimentale è un’esperienza molto dolorosa che ci mette a confronto con una delle paure con cui facciamo i conti fin dalla più tenera età, ovvero il timore di essere abbandonati.
Se la paura del buio svanisce crescendo, la paura dell’abbandono rimane silente fino al momento in cui il legame affettivo attraversa un momento difficile, situazione che riattiva antichi timori di restare da soli e di non essere abbastanza amati o apprezzati. Chi vive un momento di crisi sentimentale ha la sensazione che l’altro/a sia più forte, che possa meglio gestire e affrontare la rottura e la conseguente perdita dei benefit della relazione, quali ad esempio la condivisione, il sostegno reciproco e l’intimità. In realtà, ciascuno dei partner soffre a modo suo per una relazione che sta finendo o che si trascina da tempo.
La confusione del partner lasciato
Uno dei primi pensieri del partner che viene lasciato è come poter sopravvivere senza la presenza dell’altro, a cui aveva affidato sogni e speranze. La confusione e il senso di smarrimento che una storia al capolinea porta con sé ci fa chiedere che fine hanno fatto i momenti di felicità vissuti insieme e se mai riusciremo ad essere felici ancora una volta. Chi viene lasciato vive intensi sentimenti di confusione, insicurezza e incertezza sul proprio valore, passando per la ricerca ossessiva delle motivazioni che hanno portato l’altro ad una decisione difficile da elaborare e ancora di più da accettare.
L’abitudine e la sicurezza di pensarci assieme all’altro, lasciano campo all’insicurezza del dover ricostruire una vita da solo, riallacciare e rinforzare legami di amicizia, fare i conti con il senso di fallimento, chiedersi continuamente “che cosa abbiamo sbagliato?“.
La confusione del partner che lascia
Il partner che lascia di solito a livello temporale prova uno stato di confusione prima dell’altro, ossia quando sente che qualcosa nella relazione non sta più funzionando e comincia ad affacciarsi nella sua testa l’ipotesi di chiudere. È in quel momento che la persona si trova di fronte a un grande smarrimento in quanto non può più contare sulla certezza dei suoi sentimenti, ma fa anche fatica ad esprimere all’altro i suoi tentennamenti. Inoltre si rende conto che provocherà dolore all’altro e questo provoca forti dubbi e sensi di colpa rispetto all’aver preso o meno la decisione migliore.
Perché si prova la confusione?
Per fortuna, come tutte le cose della vita, il periodo che va dall’accorgersi che qualcosa non va al lasciarsi è temporalmente definito. Il tempo che ci serve dipende dal tipo di persone coinvolte e dal tipo di relazione che hanno instaurato, non c’è una regola che vale per tutti. Ci sono persone che tra il pensare di lasciarsi ed il farlo fanno passare poco tempo, c’è chi ci impiega anni. È normale che la confusione si crei nel momento in cui un paradigma di vita dato per assodato viene messo in discussione.
La confusione è quindi quello stato d’animo di passaggio tra un vecchio equilibrio ed uno nuovo, basato su altri presupposti ed altre regole, implica una distruzione ed una ricostruzione. La confusione è stimolo, è il nuovo che bussa alla porta, è ricerca dentro sé stessi: se riusciamo ad accogliere questo stato d’animo come foriero di cambiamenti e non come un nemico, possiamo più serenamente percorrere la traversata da una sponda all’altra del fiume che attraversa la nostra vita senza temere di essere risucchiati dalle rapide.
dott.ssa Valentina Benedetti
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One thought on “Lasciarsi… Che confusione!”