IL MAGAZINE SUL CICLO DI VITA DELLA COPPIA

 

Quando il desiderio di diventare mamma supera le barriere

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Quella che vi state accingendo a leggere è una storia che parla d’amore, di perseveranza, di forza, di un desiderio da realizzare e di un bellissimo lieto fine. Quella che vi state accingendo a leggere è una storia vera, ma visti i presupposti narrativi, direi che si può benissimo iniziare a parlarne usando la classica formula d’apertura: C’era una volta..

… in quel di Napoli, una coppia di fanciulle, Paola e Tiziana, con una lunga storia alle spalle e una convivenza che ormai dura da cinque anni. Conoscere e amare una persona da così tanto tempo – all’incirca 14 anni – crea una particolare complicità madre di una strana sicurezza, che ti porta a pensare d’aver finalmente trovato la persona giusta, quella che nel bene e nel male, in salute e in malattia, resterà al tuo fianco per sempre. E quando i presupposti sono questi, il desiderio di famiglia altro non è che l’evolversi naturale della coppia.

Per quanto riguarda Paola e Tiziana il desiderio di maternità è sempre stato forte ma, una coppia di donne residente in Italia da per scontato, fin dal momento in cui inizia solo ad immaginare come sarà il loro bambino, che dovrà recarsi all’estero per realizzare il sogno: e questa è una cosa che richiede una certa “pianificazione”, per quanto brutto sia il termine in se. Così a luglio 2015 hanno deciso d’iniziare il lungo percorso di inseminazione intrauterina  affiancate da una ginecologa di fiducia, requisito fondamentale quando devi affrontare un percorso fatto di così tanti “step”.

I primi esami sono stati generici e di controllo: eco pelvica e transvaginale. Da questo esame è risultato un polipo fibromatoso all’utero da dover asportare. Nel frattempo bisognava verificare lo stato di salute generico della mamma, fumatrice accanita per 15 anni. Visti gli ottimi risultati delle analisi il 15/10 il polipo è stato asportato, e il 26/10 Paola ha detto definitivamente addio alle vecchie compagne di tante avventure, le sigarette. Un mese dopo, con l’arrivo del nuovo ciclo, sono arrivati i nuovi esami: tiroide, hiv 1 e 2, epatite, toxoplasmosi, rosolia, citomegalovirus, test di coagulazione e esame rh.

E lo stesso anche il mese successivo: dosaggio ormonale, estradiolo, amh, omocisteina. Ma qui qualcosa non va come dovrebbe e l’omocisteina risulta alta, portando la partenza a slittare di 3 mesi, vista la cura di acido folico preventivo da dover portare a termine. Dopo la pausa forzata, il percorso procede come da programma: verifica di eventuali malattie genetiche, monitoraggio dell’ovulazione e isterosalpigografia. Tutto va come deve andare e i risultati sono ottimi.

Paola e Tiziana, convinte di aver terminato gli esami, contattano una clinica in Danimarca, dove le aspettava il seme del donatore che avevano scelto: si, la Danimarca da questa possibilità. Il 29/02 arriva il momento tanto atteso del colloquio con un’ostetrica italiana della clinica tramite skype, ma qualcosa non va. La delusione è talmente forte da portare la coppia a decidere di rinunciare al donatore, alla struttura e alle opportunità concesse dal paese, per muoversi alla ricerca di nuove possibilità, arrivate grazie all’aiuto della ginecologa e di un centro di infertilità a Napoli, che le indirizzano verso una clinica a Valencia. Dopo la stipula del contratto e l’invio delle fotografie della madre biologica – la clinica richiede espressamente una somiglianza tra donatore e madre biologica – arriva la notizia che sarebbero state seguite, sino all’inseminazione, dai loro medici in Italia.

In questi casi la tranquillità della madre biologica è fondamentale, in quanto lo stress comporta un aumento dell’ormone della prolattina che inibisce la fecondazione. Bisogna che la futura mamma si senta al sicuro, circondata da addetti ai lavori sensibili e disponibili, e in questo Paola e Tiziana si sono definite “molto fortunate”. A un nuovo centro corrispondono nuovi accertamenti, al fine di controllare che tutti i parametri siano nella norma, e che l’organismo sia pronto al grande passo ma, gli esami del dna nascondono una brutta sorpresa: Paola è portatrice sana di fibrosi cistica.

Cosa voleva dire? A cosa andavano incontro?

Tutte domande che avrebbero trovato una risposta durante il colloquio con il genetista, che suggerisce delle analisi più approfonditi al donatore. Per cui la richiesta è stata inviata in Spagna e sulla base delle nuove informazioni si è trovato un nuovo donatore, che fosse sia somigliante alla madre che compatibile con il suo gruppo sanguigno e dna. Nell’attesa del responso, arrivato il 17/05, i controlli sono continuati dando gli ottimi risultati sperati: finalmente potevano organizzarsi per il ciclo LIT alias il ciclo ormonale, e la tanto desiderata partenza. A questo punto bisognava solo attendere il ciclo mestruale, che ha dato il via il 26/06 allo step finale.

Il LIT, per una particolare formazione microfollicolare di Paola, è durato dal 26/06 al 09/07, e comprendeva una ecografia transvaginale e le analisi ormonali con una frequenza di 1 o 2 giorni. Ogni giorno, nel giro di poche ore dopo il risultato delle analisi, il centro comunicava telefonicamente quanto farmaco (del ciclo LIT) somministrare con una iniezione subcutanea: l’ansia dovuta all’attesa delle telefonate è una cosa che noi comuni mortali possiamo solo immaginare.

Il 10/07 il momento tanto atteso era all’orizzonte: con 3 follicoli, di dimensioni 14, 15 e 17 mm, la coppia riceve la notizia che alle ore 24.00 avrebbe dovuto procedere all’iniezione di un diverso farmaco, utile a farli scoppiare, per poi procedere con l’inseminazione intrauterina entro 2 giorni. Il traguardo è vicino così come la partenza per Valencia, l’11/07, e il successivo ricovero in clinica dove, contrariamente a quanto accade nel nostro paese, è stata richiesta la firma di entrambe.

Sapere che il tuo bambino nascerà grazie ad un catetere inserito nel tuo utero da l’idea di qualcosa di freddo, impersonale, ma “quando c’è l’amore c’è tutto”, e quei pochi minuti in cui il seme del donatore anonimo ha fatto il suo corso, resterà per sempre uno dei momenti più emozionanti della loro vita. La sera stessa è iniziata la cura di 2 ovuli di progesterone da proseguire fino alle analisi beta, che avrebbero annunciato o meno il lieto evento. La notizia è arrivata il 26/07, subito dopo le prime analisi effettuate presso il centro a Napoli.

E di certo non pretendo di descrivere la gioia che hanno provato.

Ma una nuova insidia era dietro l’angolo. Il 29/07 arriva una minaccia di aborto, che ha costretto Paola a letto fino al 09/08, e a sottoporsi ad una nuova serie di controlli e iniezioni sulla beta – tramite analisi del sangue – iniezioni intramuscolari giornaliere di progesterone e cura di estradiolo per i primi 3 mesi. Come se non bastasse, passato il “pericolo” è arrivato lo scollamento, che ha portato ad altro riposo, anche se stavolta non serrato, fino ad arrivare al nono mese e, a 39+2 settimane – esattamente il 25 marzo 2017 – è arrivato il momento del parto cesareo.

Come vi ho già detto, questa che avete appena letto è una storia che parla d’amore, di perseveranza, di forza, di un desiderio da realizzare e di un bellissimo lieto fine. Quello che non sapete, è che il suo nome è Riccardo, e da quasi due anni allieta la vita delle sue mamme.

Erminiadaniela Bizzarro




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